E’ l’ultimo giorno e in programma c’è una visita a Biofarmland: una azienda agricola biologica fondata da uno svizzero nelle campagne vicino a Timisoara, nei pressi di un paesino chiamato Firiteaz, in cui ancora si possono vedere per le strade galline ruspanti, mucche che passeggiano placide e carretti trainati da cavalli che si alternano a rumorosi trattori.
Dopo aver riprovato l’ebbrezza delle laute colazioni di Generatia Tanara, ci inoltriamo su strade sterrate e ricche di buche, che mettono a dura prova le sospensioni dei nostri furgoni e le reni dei loro occupanti, fino a giungere alla nostra destinazione.
Ci accolgono Leontin, il capo degli operai di Biofarmland, nonchè pastore e guida spirituale della chiesetta battista del paese, e Lucas, un agrotecnico di origini svizzere molto appassionato del proprio lavoro. Ci portano a visitare l’azienda, mostrandoci le sementi e i macchinari, di cui sembra andare molto fieri, spiegandoci per filo e per segno ogni cosa riguardardante il mondo dei cereali.
Tra gli starnuti dei tanti che si rivelano allergici alle graminacee, non manca chi, alla fine della fiera, mostra una faccia piuttosto annoiata da cotanta didattica.
Prima di pranzo c’è tempo per un salto al laboratorio di Cristina, anche lei svizzera ed appassionata di erbe officinali, tanto da fare della propria passione un mestiere.
Ci lasciamo senz’altro stregare dagli odori balsamici che si diffondono quando ci apre i suoi armadietti e finiamo per riempirci intere sportine di regali per amici e parenti che ci aspettano in Italia.
Una volta caricati gli acquisti sui furgoni, allestiamo un piacevole picnic che si fa teatro di nuove discussioni sul nostro viaggio, sulle dinamiche di gruppo, i problemi di logistica e gli scopi del progetto. Ovviamente i punti di vista sono tanti, così come le autocritiche. Sebbene le opinioni a volte divergano, non c’è dubbio che tutto ciò servirà a riflettere su eventuali errori in previsione dei progetti futuri.
Ritorniamo a Timisoara, per salutare Mariana e i ragazzi di Generatia Tanara che hanno partecipato alla prima parte del progetto, ma purtroppo si presenta solo Istvan e così il saluto ufficiale si trasforma in un’intervista sulla sua visione dell’Italia.
Lo ringraziamo per poi fiondarci di corsa in albergo e trovare a malapena il tempo di farci una doccia.
L’ultima cena rumena la passiamo in un ristorante nel pieno centro di Timisoara, in compagnia di Carlotta, la nostra amica che abbiamo conosciuto nei primi giorni del nostro soggiorno. Tra un sorso di Timisoreana, un piatto di polenta con panna e ricotta, una zuppa e una salsiccia al sugo, ne approfittiamo per chiarire gli ultimi punti rimasti in sospeso dalla discussione del pomeriggio, per poi concederci l’ultimo momento di relax con un gelato in piazza Unirii. E’ tempo di andare a dormire: il giorno dopo ci attende un lungo viaggio.
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