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domenica 8 agosto 2010

GIORNO VI - Cronistoria

Siamo quasi a metà viaggio. Oggi la nostra spedizione affronta un passaggio cruciale: ci congediamo da Ilie, unico superstite dei rumeni che ci hanno fatto visita in Italia. La solita abbondante e faticosa colazione rumena fa da cornice ad un saluto sentito ed emozionante: sono stati giorni pieni di tante cose, a volte belle e a volte brutte, ma comunque intensi e vivi. Lasciamo Baie Herculane, Ilie e la sua generosa ospitalità per dirigerci verso Ramnicu Valcea dove saremo ospiti di Lia, presidentessa dell’associazione Phoenix Carita Society. Il lungo viaggio, 6 ore circa, ci permette di apprezzare il paesaggio agreste e la spericolatezza dei guidatori rumeni.
Raggiungiamo la città, e immediatamente la vista cambia, lasciandoci alle spalle pascoli e casette rurali, per introdurci tra palazzoni ed edifici d’uno stile talmente eterogeneo da non essere riconoscibile. Chi si sofferma a fare paragoni sulle periferie degli Stati Uniti, chi cita città africane, ogni scorcio ci offre una nuova interessante visuale.
Giunti al punto prefissato, incontriamo Lia, una signora sulla cinquantina dai modi di fare che ci appaiono fin da subito, quantomeno, eccentrici. L’accoglienza che ci offre è calorosa e dopo le presentazioni di rito, ci lascia in compagnia di Michaela che dovrà mostrarci alcuni luoghi di Ramnicu Valcea.
Visitiamo il museo di storia, che ci racconta i segreti dell’epoca preistorica ed antica della regione. L’edificio è nuovo e ben curato e ciò ci dimostra quanto l’orgoglio nazionale passi anche dal recupero delle proprie tradizioni. Si passa poi di fronte al Palazzo di Giustizia. Michaela ci informa che l’architettura è stata ripresa dalla Scala di Milano, ed in effetti può richiamare davvero il più famoso teatro d’Italia.
Successivamente ci rechiamo presso una collezione d’arte moderna, appartenuta ad una ricca famiglia che dopo la rivoluzione fu costretta ad emigrare in Argentina. Oggi, è possibile ammirare tale collezione che spazia da pezzi di arte contemporanea fino ad icone sacre del XVII secolo.
E’ un tour senza sosta. La prossima tappa è la casa del poeta-scrittore-musicista-teologo-ecc. Anton Pann, che tra le altre cose, è l’autore dell’inno rumeno. La casa non ci colpisce particolarmente sebbene non manchi di stupirci la richiesta di soldi per poter scattare delle fotografie.
Il tour non è ancora finito. Proseguiamo con la visita della chiesa ortodossa metropolitana di Ramnicu Valcea. Qui ci intratteniamo per un po’ con un monaco che ci spiega la storia di questo edificio e ci coinvolge in alcune riflessioni metafisiche. Ma non c’è tempo. L’ultima visita prevista è alla casa di un bravissimo artigiano locale che ci mostra i suoi lavori incentrati su tre principi: utilità, bellezza e simbologia.
E’ ampiamente ora di cena e dopo tanto peregrinare ci rechiamo finalmente al ristorante. La cena è a dir poco abbondante ed esageratamente proteica; ci chiediamo per quanto tempo sia possibile nutrirsi a questi livelli. Durante la cena c’è la possibilità di scambiarsi opinioni ed aspettative reciproche. Questo ci permette di chiarire alcune incomprensioni e ci serve per gettare le fondamenta di una possibile futura collaborazione.
Quando già ci immaginiamo al calduccio nei nostri letti, ecco che lampi e tuoni ci colgono di sorpresa. Un vero e proprio nubifragio si scatena su Ramnicu Valcea mettendo in evidenza tutti i limiti del sistema fognario di questa città in rinnovamento. Laghi e torrenti in piena trasformano i nostri furgoni in veri e propri battelli che con qualche preoccupazione ci conducono fino a un riposo più che mai desiderato.
Ci addormentiamo con la sensazione che quest’improvviso diluvio possa metaforicamente lavare scazzi e disguidi accumulati nel corso di questa prima metà di viaggio.

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