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domenica 8 agosto 2010

GIORNO VII - Cronistoria

Fin’ora il viaggio si è rivelato ricco di sorprese, ma senza dubbio la giornata appena trascorsa si è rivelata la più particolare, uscendo fuori dai binari di quanto visto fino ad ora.
Partiamo verso metà mattina per dirigerci ad un campo della Croce Rossa tra le colline di Radoi, capitale europea della cultura nel 2007. Si tratta di un campo estivo per ragazzi, dove, tra fuochi e tende, si organizzano attività educative e si impara a socializzare con i propri coetanei.
Il nostro furgone viene guidato verso le campagne, dove all’asfalto delle strade si sostituiscono carrettiere sterrate e piene di buchi. Il paesaggio attorno è stupendo, tra paeselli rurali e pendii boschivi mentre ci avviciniamo alla nostra meta, che compare, verso l’ora di pranzo, sulla sponda opposta del fiumiciattolo che costeggia la via. La strada scende, inabissandosi tra le acque e alcuni bovini al pascolo guadano senza problemi il passaggio.
Joey, con spirito d’avventura e un po’ di incoscienza fa scendere la Tigre Asiatica (il furgone bianco)verso l’acqua e senza troppa fatica raggiunge il lato opposto, ma il secondo furgone, più basso e meno potente, scegliamo di farlo rimanere dov’è e attendiamo che siano i volontari della Croce Rossa, meglio organizzati di noi, a venirci a prendere, computer e bagagli appresso.
Pranziamo con i ragazzi del campo seduti su tronchi, per poi partecipare a qualche gioco di gruppo con loro che ci permette un primo, timido approccio. Sembra di essere, in tutto e per tutto, ad un campeggio dell’oratorio o ad un campo di boyscout.
Durante la siesta intervistiamo Lia, che ci parla della fase di transizione seguita al comunismo, della percezione della donna e dell’integrazione rumena nell’Unione Europea. Facciamo giusto in tempo a sistemare gli zaini e i sacchi a pelo nella tenda prima che si scateni un vero e proprio nubifragio suscitando in noi un po’ di timore, sia per la nostra sistemazione che fa acqua da tutte le parti, sia per il furgone che ha guadato il torrente e che, vista la piena, rischia di rimanere prigioniero delle intemperie.
Il temporale lascia spazio ad un timido sole e questo ci permette di conoscere meglio alcuni dei ragazzi del campo. La diffidenza e il timore svaniscono piano piano; la conversazione si fa molto interessante grazie alla curiosità di entrambe le parti. Parliamo dell’Italia e della Romania, delle percezioni reciproche e dei diritti della donna. Quello che ci colpisce di più è però il loro timore di essere scambiati per rom e la difficoltà con cui affrontano il tema dell’omosessualità. Ci avviamo a cena con la sensazione di essere usciti da questo incontro sicuramente arricchiti, ma anche con l’impressione che non tutto sia stato detto o che ci fosse la preoccupazione di sbilanciarsi eccessivamente.
Dopo cena partecipiamo alla festa di commiato del campo e andiamo dormire accompagnati ancora una volta dal rombo dei tuoni.

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