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domenica 8 agosto 2010

Diari della Romania, 4

LIA

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Situazione surreale.
Scesa dal furgone, un pò assonnata vedo una faccia inquietante che si avvicina con una telecamera in mano. Ha molte rughe, ha le borse sotto gli occhi. Un viso molto stanco. Occhi da vampiro.
Ci scorta in una stanza verde, spoglia, con le persiane chiuse. Un bagno.
Sul tavolo dolci e caffè per noi.
Se fosse stato un film ed io la spettatrice probabilmente avrei aspettato l’arrivo del killer e del massacro.
Forse le ciambelle sono avvelenate. Forse il caffè ci trasformerà in mostri e ci divoreremo a vicenda.
Ci regala anche dei braccialetti; con occhi assatanati ci intima ad indossarli.
Cavolo, è un segno di riconoscimento: stanotte tutti quelli con il braccialetto verranno uccisi!
Belli però. Non male l’accoglienza.
Qui in Romania non bisogna mai dare niente per scontato: l’ho imparato con l’esperienza.

Una dolce signora ci accompagna alla scoperta di Ramnicu Valacea. Storia, religione, tutto da manuale.
La Romania vista dai rumeni… e come ce l’aspettavamo la scampagnata? Ovviamente uguale a tante visite guidate. Eppure gli occhi della nostra guida brillano di orgoglio nel mostrarci le bellezze della sua città.
Sembra quasi che non sia una cosa di tutti i giorni avere un gruppo di italiani in visita.
Mi stupisco della stranezza nei comportamente di alcuni rumeni che ho incontrato in questo viaggio.
Lei fa paura, sembra instabile. Lei, non la dolce signora che ci accompagna nel tour.
Finita la visita, puzzolenti e sudati, ci dirigiamo alla cena.
Prima però alcuni di noi hanno dovuto combattere con Lei, scappata via imbestialita per una ripresa di troppo non prevista. Cose da pazzi!
La cena si è svolta in un ristorante da ricevimenti suppongo, di quelli dove dalle nostre parti si organizzano i matrimoni più kitsch.
La cena è tesa dopo la performance della nostra amica rumena.
La cena è un susseguirsi di molti sorrisi plastici e poca, pochissima spontaneità.
Ho mangiato quasi niente. Per fortuna c’è per noi la prospettiva che la serata prima o poi dovrà terminare.
Al ritorno qualcuno ha detto: “vogliamo davvero affidare il nostro destino nelle mani di questa persona?”. Può darsi, ma per ora rimandiamo la decisione.
Lia, dopo Mariana, è la seconda persona che ho difficoltà a definire.
Non v’è dubbio che la mia percezione della Romania e dei suoi abitanti in questo secondo viaggio stia cambiando; la distanza culturale si fa sempre più sentire. È incredibile.
Adesso mi sento meno ingenua, meno buonista, più sospettosa… e sinceramnete non so se questo sia un bene o un male. Non m’importa in realtà.
Sono sicura che qualcosa sta cambiando e che tutto questo sia parte di un processo di evoluzione delle mie percezioni e di una maggiore consapevolezza e di minore ingenuità nei confronti del mio modo di relazionarmi.
Il viaggio prosegue e le sorprese non finiscono. O almeno spero.

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