Ci svegliamo presto: oggi è giornata di spostamento. Usciamo piano piano dalle braccia di Morfeo e il mattino ci accoglie abbracciandoci fra le nuvole e la foschia. L’acqua scorre ancora tumultuosa nel torrente e il paesaggio di montagna ricorda una giornata di autunno. Giusto il tempo per capire che la notte ci ha lasciato in eredità mal di schiena e un po’ di reumatismi ed ecco i lamenti alzarsi verso il cielo; così la stanchezza sarà più faticosa da sopportare. Salutiamo gli amici della Croce Rossa che ci consegnano un attestato con una breve cerimonia celebrativa. Con il guado del torrente ci lasciamo alle spalle un‘esperienza che è stata particolare ma sicuramente intensa. Cominciamo la lunga strada che ci porterà a Bucarest.
Il viaggio scorre veloce e ci fermiamo per pranzo poco dopo Ramnicu Valcea. Qui incontriamo un eccentrico signore di Torino con cui scambiamo quattro chiacchiere convincendolo a concederci un’intervista. Umberto ci racconta la sua storia: in pensione dopo una vita da operaio, ha conosciuto a 72anni una ragazza rumena di 28 con cui intrattiene una relazione da svariati mesi. A lettere ed e-mail sono seguiti un paio di incontri e proprio ora sta andando da lei. Umberto ci fa capire di essere consapevole dei “limiti” di questo rapporto: la differenza di età e di cultura, la disparità nelle motivazioni e nel potere “contrattuale” all’interno della coppia,conseguenza del differente livello dei costi e dei benefici personali.
L’intervista ad Umberto apre una accesa discussione all’interno del gruppo che si trova ad avere un primo forte confronto interno su queste tematiche. Il pranzo si trasforma così in una semi-restituzione e si prolunga per quasi due ore.
Ripartiamo ed arriviamo a Bucarest a metà pomeriggio. Una passeggiata dall’ostello al centro ci permette di osservare un po’ la città fornendoci i primi spunti di riflessione. Alessandro , che qui ha fatto l’Erasmus cinque anni fa, ci fa da guida raccontandoci le sue esperienze e un po’ di storia. La città è cambiata. Il centro storico è cambiato. Interi quartieri sono stati ristrutturati o trasformati. Alessandro stenta a credere che questa sia la stessa città in cui ha speso un anno della sua vita, una città in cui fino a poco tempo fa si respirava povertà,droga e prostituzione. L’impressione è che Bucarest stia diventando una città europea, influenzata fortemente dagli stili di consumo occidentali e senza una propria identità, una città in cui la tecnologia e la moda crescono di pari passo. Ci prefiggiamo di andare nelle periferie della capitale durante la nostra permanenza. Un’altra cosa che ci colpisce è la facilità con cui si trovano volantini di night club e centri-massaggi. Decidiamo anche in questo caso che vale la pena di approfondire l’argomento.
Dopo un’abbondante cena al ristorante decidiamo di dividerci: alcuni vanno a bere qualcosa e a farsi una romantica passeggiata in centro, altri decidono di andare in un night per cercare di “rubare” delle immagini o delle interviste e per farsi un’idea più precisa sullo stato attuale della prostituzione a Bucarest. A bordo del Mongoni Cross, il nostro furgone rosso, giriamo per un po’ la città in cerca di un locale adatto. La verità è che, forse per il periodo estivo e per l’ora, forse per mancanza di punti di riferimento precisi, non riusciamo a trovare night club aperti ma solo un paio di presunte case chiuse. Neanche l’ombra di sex workers lungo le strade. Torniamo in albergo un po’ perplessi e sorpresi.
La mattina e il primo pomeriggio seguenti li dedichiamo a vedere il centro città e i suoi principali monumenti. Il palazzo del popolo, vecchia residenza di Ceausescu e secondo edificio più grande al mondo, i parchi e le vie centrali di Bucarest sono alcune delle nostre mete. Abbiamo anche l’occasione di vedere la facoltà di legge e constatare che non invidia in nulla le università italiane.
L’edilizia e le trasformazioni degli ultimi anni ci regalano immagini colorite come una chiesa di piccole dimensioni circondata da grattacieli di una decina di piani. E’ desolante constatare come i palazzi più recenti, di vetro o cemento, siano molto più brutti delle strutture pre-comuniste, tutte vecchie case di un architettura folkloristica che andrebbero valorizzate e restaurate ma che viceversa vengono lasciate al tempo che fu.
Nel tardo pomeriggio intervistiamo Ciprian Necula, giornalista ed attivista contro la xenofobia verso i rom, e Nicolae George, sociologo ed attivista per i diritti umani. L’intervista appare subito interessante ed affronta le principali questioni riguardanti la tematica dei rom. Gli spunti di riflessione sono tanti, legati al passato, al presente ed al futuro; il ritmo dell’intervista è senza respiro e gli argomenti si intrecciano fra loro. Nicolae ci parla della condizione dei rom prima del 1989, quando lo stato garantiva a tutti l’accesso all’istruzione e alla sanità e quindi offriva opportunità,seppur minime, anche ai rom. Oggi, invece, le fasce più deboli della società sono lasciate in balia delle leggi di mercato e le loro opportunità di riscatto sociale sono quasi esclusivamente legate ad attività illecite e criminali. Discutiamo della campagna mediatica contro i rom in corso in Italia, della percezione di identità dei rom sia dall’interno che dall’esterno e di tanto altro ancora.
Terminata questa lunga intervista torniamo in ostello. Alcuni di noi decidono di prendersi una serata di relax con una bella cena al ristorante, altri di fare un giro di alcune periferie di Bucarest. Sebbene la breve durata di questo tour di Bucarest by night ci impedisca di formulare un giudizio completo, l’impressione è che le periferie della capitale rumena assomiglino ai quartieri periferici di tante altre metropoli europee. Ancora una volta rimaniamo sorpresi dalla facilità con cui questa città stia smentendo molti degli stereotipi che ci siamo portati dall’Italia.
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