Ci alziamo prima dell’alba, per caricare gli zaini. Con la stanchezza disegnata sui volti ci prepariamo ad affrontare il viaggio di ritorno, che, a differenza dell’andata, si presenta molto più lineare. Nonostante qualche diatriba tra i parteciapanti, forse endemica dopo tutto lo stress accumulato, arriviamo in Italia senza quasi rendercene conto. Ma è proprio dopo aver superato Trieste, dopo aver due frontiere e dopo aver macinato chilometri su chilometri lungo strade straniere, che accade l’unico incidente del viaggio.
Il Mangoni Cross transita su alcuni detriti rimasti sull’asfalto e si sente un sibilo. Una gomma è scoppiata, sventrata da un pezzo di ferro. Fortunatamente Luca riesce a condurre senza problemi il mezzo sulla corsia di emergenza e, seppur con qualche fatica, e con la collaborazione di tutti, procediamo alla sostituzione.
Ed eccoci, adesso, tra i viali di Bologna, giunti finalmente a casa. Stanchi, più o meno soddisfatti del viaggio, ma sicuramente carichi di un bagaglio su cui riflettere.
Il viaggio è concluso, ma non disperate: i Turisti Non a Caso torneranno presto a solcare le strade che portano alla voglia di conoscere culture diverse!
PS.: Continuate a seguire questo blog, nei prossimi giorni continueremo a pubblicare il materiale raccolto durante questo viaggio.
DIRETTA DALLA ROMANIA!!!
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venerdì 13 agosto 2010
I video di TNC
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GIORNO XI - Cronistoria
E’ l’ultimo giorno e in programma c’è una visita a Biofarmland: una azienda agricola biologica fondata da uno svizzero nelle campagne vicino a Timisoara, nei pressi di un paesino chiamato Firiteaz, in cui ancora si possono vedere per le strade galline ruspanti, mucche che passeggiano placide e carretti trainati da cavalli che si alternano a rumorosi trattori.
Dopo aver riprovato l’ebbrezza delle laute colazioni di Generatia Tanara, ci inoltriamo su strade sterrate e ricche di buche, che mettono a dura prova le sospensioni dei nostri furgoni e le reni dei loro occupanti, fino a giungere alla nostra destinazione.
Ci accolgono Leontin, il capo degli operai di Biofarmland, nonchè pastore e guida spirituale della chiesetta battista del paese, e Lucas, un agrotecnico di origini svizzere molto appassionato del proprio lavoro. Ci portano a visitare l’azienda, mostrandoci le sementi e i macchinari, di cui sembra andare molto fieri, spiegandoci per filo e per segno ogni cosa riguardardante il mondo dei cereali.
Tra gli starnuti dei tanti che si rivelano allergici alle graminacee, non manca chi, alla fine della fiera, mostra una faccia piuttosto annoiata da cotanta didattica.
Prima di pranzo c’è tempo per un salto al laboratorio di Cristina, anche lei svizzera ed appassionata di erbe officinali, tanto da fare della propria passione un mestiere.
Ci lasciamo senz’altro stregare dagli odori balsamici che si diffondono quando ci apre i suoi armadietti e finiamo per riempirci intere sportine di regali per amici e parenti che ci aspettano in Italia.
Una volta caricati gli acquisti sui furgoni, allestiamo un piacevole picnic che si fa teatro di nuove discussioni sul nostro viaggio, sulle dinamiche di gruppo, i problemi di logistica e gli scopi del progetto. Ovviamente i punti di vista sono tanti, così come le autocritiche. Sebbene le opinioni a volte divergano, non c’è dubbio che tutto ciò servirà a riflettere su eventuali errori in previsione dei progetti futuri.
Ritorniamo a Timisoara, per salutare Mariana e i ragazzi di Generatia Tanara che hanno partecipato alla prima parte del progetto, ma purtroppo si presenta solo Istvan e così il saluto ufficiale si trasforma in un’intervista sulla sua visione dell’Italia.
Lo ringraziamo per poi fiondarci di corsa in albergo e trovare a malapena il tempo di farci una doccia.
L’ultima cena rumena la passiamo in un ristorante nel pieno centro di Timisoara, in compagnia di Carlotta, la nostra amica che abbiamo conosciuto nei primi giorni del nostro soggiorno. Tra un sorso di Timisoreana, un piatto di polenta con panna e ricotta, una zuppa e una salsiccia al sugo, ne approfittiamo per chiarire gli ultimi punti rimasti in sospeso dalla discussione del pomeriggio, per poi concederci l’ultimo momento di relax con un gelato in piazza Unirii. E’ tempo di andare a dormire: il giorno dopo ci attende un lungo viaggio.
Dopo aver riprovato l’ebbrezza delle laute colazioni di Generatia Tanara, ci inoltriamo su strade sterrate e ricche di buche, che mettono a dura prova le sospensioni dei nostri furgoni e le reni dei loro occupanti, fino a giungere alla nostra destinazione.
Ci accolgono Leontin, il capo degli operai di Biofarmland, nonchè pastore e guida spirituale della chiesetta battista del paese, e Lucas, un agrotecnico di origini svizzere molto appassionato del proprio lavoro. Ci portano a visitare l’azienda, mostrandoci le sementi e i macchinari, di cui sembra andare molto fieri, spiegandoci per filo e per segno ogni cosa riguardardante il mondo dei cereali.
Tra gli starnuti dei tanti che si rivelano allergici alle graminacee, non manca chi, alla fine della fiera, mostra una faccia piuttosto annoiata da cotanta didattica.
Prima di pranzo c’è tempo per un salto al laboratorio di Cristina, anche lei svizzera ed appassionata di erbe officinali, tanto da fare della propria passione un mestiere.
Ci lasciamo senz’altro stregare dagli odori balsamici che si diffondono quando ci apre i suoi armadietti e finiamo per riempirci intere sportine di regali per amici e parenti che ci aspettano in Italia.
Una volta caricati gli acquisti sui furgoni, allestiamo un piacevole picnic che si fa teatro di nuove discussioni sul nostro viaggio, sulle dinamiche di gruppo, i problemi di logistica e gli scopi del progetto. Ovviamente i punti di vista sono tanti, così come le autocritiche. Sebbene le opinioni a volte divergano, non c’è dubbio che tutto ciò servirà a riflettere su eventuali errori in previsione dei progetti futuri.
Ritorniamo a Timisoara, per salutare Mariana e i ragazzi di Generatia Tanara che hanno partecipato alla prima parte del progetto, ma purtroppo si presenta solo Istvan e così il saluto ufficiale si trasforma in un’intervista sulla sua visione dell’Italia.
Lo ringraziamo per poi fiondarci di corsa in albergo e trovare a malapena il tempo di farci una doccia.
L’ultima cena rumena la passiamo in un ristorante nel pieno centro di Timisoara, in compagnia di Carlotta, la nostra amica che abbiamo conosciuto nei primi giorni del nostro soggiorno. Tra un sorso di Timisoreana, un piatto di polenta con panna e ricotta, una zuppa e una salsiccia al sugo, ne approfittiamo per chiarire gli ultimi punti rimasti in sospeso dalla discussione del pomeriggio, per poi concederci l’ultimo momento di relax con un gelato in piazza Unirii. E’ tempo di andare a dormire: il giorno dopo ci attende un lungo viaggio.
GIORNO XI - Racconto Fotografico
Per vedere tutte le foto dei Turisti su flickr, clicca QUI!
Con nostra sorpresa, in un piccolo supermercato di Timisoara, ci imbattiamo in un banco di frutta da commercio equo e solidale.
Il villaggio di Firiteaz, con le sue strade non asfaltate e gli animali che si aggirano liberi tra le case.
La chiesa battista di Firiteaz.
La fattoria biologica Biofarmland conta circa 800 ettari di terreni e produce cereali con tecniche che rispettano il territorio.
Cristina, una agrotecnica svizzera che si occupa di erbe officinale per conto di Biofarmland, ci mostra i suoi prodotti.
Un picnic si fa occasione di relax e di confronto. Il viaggio è ormai verso la fine e sta giungendo il momento di tirare le somme di quanto visto fin'ora.
Con nostra sorpresa, in un piccolo supermercato di Timisoara, ci imbattiamo in un banco di frutta da commercio equo e solidale.
Il villaggio di Firiteaz, con le sue strade non asfaltate e gli animali che si aggirano liberi tra le case.
La chiesa battista di Firiteaz.
La fattoria biologica Biofarmland conta circa 800 ettari di terreni e produce cereali con tecniche che rispettano il territorio.
Cristina, una agrotecnica svizzera che si occupa di erbe officinale per conto di Biofarmland, ci mostra i suoi prodotti.
Un picnic si fa occasione di relax e di confronto. Il viaggio è ormai verso la fine e sta giungendo il momento di tirare le somme di quanto visto fin'ora.
I video di TNC
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GIORNO X - Cronistoria
Come vi avevamo promesso..... ecco il resoconto di quanto successo nell’ultima parte del nostro soggiorno in Romania.
Se leggete questo post significa che siamo arrivati sani e salvi in Italia e soprattutto che potrete ancora seguire le incredibili avventure di TURISTI NON A CASO!!!!
Ci svegliamo nel nostro sgangherato ostello di Bucarest e facciamo una veloce colazione a base di plumcake e una brodaglia che assomiglia al caffè. Oggi è di nuovo una giornata di spostamento: da qui a Timisoara. Tanti chilometri che a tratti ci riservano anche piacevoli sorprese, come il valico di Carpazi con il suo splendido panorama. Arriviamo a Timisoara verso ora di cena e decidiamo di concederci un gustoso pasto nel ristorante della fabbrica di birra Timisoreana.
Stanchi e sazi ritorniamo all'albergo....ma non per dormire: questo viaggio in Romania si sta avvicinando alla fine ed è giunto il momento di sviluppare gli spunti di riflessione finora emersi e le relative valutazioni, insomma di tirare le somme.
La restituzione pone in evidenza alcuni temi principali, sentiti un po' da tutti, come la limitata visibilità della prostituzione e della criminalità, che tutti ci aspettavamo in qualche modo più evidente. Un’altra tematica che ritorna nelle riflessioni di tutti è l'occidentalizzazione della Romania, sebbene avvenga con velocità differenti tra le campagne che sembrano soffrire di una certa arretratezza, rimanendo legate ad una ruralità d’altri tempi e le città, in una fase di sviluppo frenetico, con la conseguente omologazione ai modelli occidentali senza un’adeguata rielaborazione.
Cerchiamo di analizarre la situazione e le prospettive della Romania, la fase di transizione dal comunismo al capitalismo con i conseguenti cambiamenti politici-economici-sociali-culturali e di mentalità, l’incertezza, l’insicurezza e la mancanza di punti di riferimento nella definizione identitaria, l’apertura mentale della gente a tutti questi cambiamenti, e infine la situazione dei giovani.
Sicuramente dieci giorni non sono abbastanza per dare valutazioni finali, certo però, possiamo constatare che quanto visto non corrisponde alle nostre aspettative di inizio viaggio. Probabilmente questi fenomeni stanno cambiando nella forma e nella sostanza; cambiamenti che noi siamo riusciti solo a percepire a causa del poco tempo concessoci, e non a sviscerarli come invece avremmo voluto.
La notte porterà consiglio ma, forse troppo presto per le speranze di tutti, la sveglia suona nuovamente nelle nostre stanze.
Se leggete questo post significa che siamo arrivati sani e salvi in Italia e soprattutto che potrete ancora seguire le incredibili avventure di TURISTI NON A CASO!!!!
Ci svegliamo nel nostro sgangherato ostello di Bucarest e facciamo una veloce colazione a base di plumcake e una brodaglia che assomiglia al caffè. Oggi è di nuovo una giornata di spostamento: da qui a Timisoara. Tanti chilometri che a tratti ci riservano anche piacevoli sorprese, come il valico di Carpazi con il suo splendido panorama. Arriviamo a Timisoara verso ora di cena e decidiamo di concederci un gustoso pasto nel ristorante della fabbrica di birra Timisoreana.
Stanchi e sazi ritorniamo all'albergo....ma non per dormire: questo viaggio in Romania si sta avvicinando alla fine ed è giunto il momento di sviluppare gli spunti di riflessione finora emersi e le relative valutazioni, insomma di tirare le somme.
La restituzione pone in evidenza alcuni temi principali, sentiti un po' da tutti, come la limitata visibilità della prostituzione e della criminalità, che tutti ci aspettavamo in qualche modo più evidente. Un’altra tematica che ritorna nelle riflessioni di tutti è l'occidentalizzazione della Romania, sebbene avvenga con velocità differenti tra le campagne che sembrano soffrire di una certa arretratezza, rimanendo legate ad una ruralità d’altri tempi e le città, in una fase di sviluppo frenetico, con la conseguente omologazione ai modelli occidentali senza un’adeguata rielaborazione.
Cerchiamo di analizarre la situazione e le prospettive della Romania, la fase di transizione dal comunismo al capitalismo con i conseguenti cambiamenti politici-economici-sociali-culturali e di mentalità, l’incertezza, l’insicurezza e la mancanza di punti di riferimento nella definizione identitaria, l’apertura mentale della gente a tutti questi cambiamenti, e infine la situazione dei giovani.
Sicuramente dieci giorni non sono abbastanza per dare valutazioni finali, certo però, possiamo constatare che quanto visto non corrisponde alle nostre aspettative di inizio viaggio. Probabilmente questi fenomeni stanno cambiando nella forma e nella sostanza; cambiamenti che noi siamo riusciti solo a percepire a causa del poco tempo concessoci, e non a sviscerarli come invece avremmo voluto.
La notte porterà consiglio ma, forse troppo presto per le speranze di tutti, la sveglia suona nuovamente nelle nostre stanze.
GIORNO X - Racconto Fotografico
Per vedere tutte le foto dei Turisti su flickr, clicca QUI!
La strada ci porta nuovamente tra le montagne, tra pittoreschi villaggi rurali la cui quiete stride notevolmente con il caos di Bucarest.
Un negozietto di artigianato che incontriamo lungo il percorso.
I cavalli sono un mezzo di trasporto che viene utilizzato ancora quotidianamente.
Ci fermiamo per fare GPL. Spesso i distributori di gas sono completamente diversi da come ci immagineremmo una stazione di servizio. In questo caso un bombolone e una pompa sono installati nel cortile di una casa.
Al tramonto siamo ancora in viaggio e Tommaso con la telecamera riprende delle suggestive immagini.
Ci rechiamo a mangiare all'ottimo ristorante interno alla fabbrica della birra Timisoreana. Non appena scatto questa foto un cameriere mi si avvicina, chiedendomi di mettere via la macchina fotografica. Mi dice che la fabbrica è considerata monumento e quindi non è possibile prendere immagini. Mi stupisco e rifletto sul fatto che in questo paese non vi è ancora una sufficiente cultura del turismo. Che succederebbe se fosse vietato fotografare ai turisti che vengono in Italia?
La strada ci porta nuovamente tra le montagne, tra pittoreschi villaggi rurali la cui quiete stride notevolmente con il caos di Bucarest.
Un negozietto di artigianato che incontriamo lungo il percorso.
I cavalli sono un mezzo di trasporto che viene utilizzato ancora quotidianamente.
Ci fermiamo per fare GPL. Spesso i distributori di gas sono completamente diversi da come ci immagineremmo una stazione di servizio. In questo caso un bombolone e una pompa sono installati nel cortile di una casa.
Al tramonto siamo ancora in viaggio e Tommaso con la telecamera riprende delle suggestive immagini.
Ci rechiamo a mangiare all'ottimo ristorante interno alla fabbrica della birra Timisoreana. Non appena scatto questa foto un cameriere mi si avvicina, chiedendomi di mettere via la macchina fotografica. Mi dice che la fabbrica è considerata monumento e quindi non è possibile prendere immagini. Mi stupisco e rifletto sul fatto che in questo paese non vi è ancora una sufficiente cultura del turismo. Che succederebbe se fosse vietato fotografare ai turisti che vengono in Italia?
mercoledì 11 agosto 2010
SULLA STRADA DEL RITORNO
Siamo ormai quasi giunti alla fine del viaggio.
Il sole sta calando su Timisoara e il tramonto ci accompagna verso l'ultima notte in Romania. Domani mattina ci incammineremo verso l'Italia; un lungo viaggio ci attende. Purtroppo stasera dobbiamo restituire la chiavetta internet prestataci in Romania e quindi non possiamo caricare il materiale degli ultimi due giorni sul nostro blog. Sperando di avervi fin qui incuriosito ed accompagnato per qualche minuto nelle vostre calde giornate estive, vi consigliamo di aspettare novità perché gli ultimi due giorni ci sono serviti per tessere le fila e riflettere sulla nostra esperienza.
Il sole sta calando su Timisoara e il tramonto ci accompagna verso l'ultima notte in Romania. Domani mattina ci incammineremo verso l'Italia; un lungo viaggio ci attende. Purtroppo stasera dobbiamo restituire la chiavetta internet prestataci in Romania e quindi non possiamo caricare il materiale degli ultimi due giorni sul nostro blog. Sperando di avervi fin qui incuriosito ed accompagnato per qualche minuto nelle vostre calde giornate estive, vi consigliamo di aspettare novità perché gli ultimi due giorni ci sono serviti per tessere le fila e riflettere sulla nostra esperienza.
GIORNO VIII e IX - Cronistoria
Ci svegliamo presto: oggi è giornata di spostamento. Usciamo piano piano dalle braccia di Morfeo e il mattino ci accoglie abbracciandoci fra le nuvole e la foschia. L’acqua scorre ancora tumultuosa nel torrente e il paesaggio di montagna ricorda una giornata di autunno. Giusto il tempo per capire che la notte ci ha lasciato in eredità mal di schiena e un po’ di reumatismi ed ecco i lamenti alzarsi verso il cielo; così la stanchezza sarà più faticosa da sopportare. Salutiamo gli amici della Croce Rossa che ci consegnano un attestato con una breve cerimonia celebrativa. Con il guado del torrente ci lasciamo alle spalle un‘esperienza che è stata particolare ma sicuramente intensa. Cominciamo la lunga strada che ci porterà a Bucarest.
Il viaggio scorre veloce e ci fermiamo per pranzo poco dopo Ramnicu Valcea. Qui incontriamo un eccentrico signore di Torino con cui scambiamo quattro chiacchiere convincendolo a concederci un’intervista. Umberto ci racconta la sua storia: in pensione dopo una vita da operaio, ha conosciuto a 72anni una ragazza rumena di 28 con cui intrattiene una relazione da svariati mesi. A lettere ed e-mail sono seguiti un paio di incontri e proprio ora sta andando da lei. Umberto ci fa capire di essere consapevole dei “limiti” di questo rapporto: la differenza di età e di cultura, la disparità nelle motivazioni e nel potere “contrattuale” all’interno della coppia,conseguenza del differente livello dei costi e dei benefici personali.
L’intervista ad Umberto apre una accesa discussione all’interno del gruppo che si trova ad avere un primo forte confronto interno su queste tematiche. Il pranzo si trasforma così in una semi-restituzione e si prolunga per quasi due ore.
Ripartiamo ed arriviamo a Bucarest a metà pomeriggio. Una passeggiata dall’ostello al centro ci permette di osservare un po’ la città fornendoci i primi spunti di riflessione. Alessandro , che qui ha fatto l’Erasmus cinque anni fa, ci fa da guida raccontandoci le sue esperienze e un po’ di storia. La città è cambiata. Il centro storico è cambiato. Interi quartieri sono stati ristrutturati o trasformati. Alessandro stenta a credere che questa sia la stessa città in cui ha speso un anno della sua vita, una città in cui fino a poco tempo fa si respirava povertà,droga e prostituzione. L’impressione è che Bucarest stia diventando una città europea, influenzata fortemente dagli stili di consumo occidentali e senza una propria identità, una città in cui la tecnologia e la moda crescono di pari passo. Ci prefiggiamo di andare nelle periferie della capitale durante la nostra permanenza. Un’altra cosa che ci colpisce è la facilità con cui si trovano volantini di night club e centri-massaggi. Decidiamo anche in questo caso che vale la pena di approfondire l’argomento.
Dopo un’abbondante cena al ristorante decidiamo di dividerci: alcuni vanno a bere qualcosa e a farsi una romantica passeggiata in centro, altri decidono di andare in un night per cercare di “rubare” delle immagini o delle interviste e per farsi un’idea più precisa sullo stato attuale della prostituzione a Bucarest. A bordo del Mongoni Cross, il nostro furgone rosso, giriamo per un po’ la città in cerca di un locale adatto. La verità è che, forse per il periodo estivo e per l’ora, forse per mancanza di punti di riferimento precisi, non riusciamo a trovare night club aperti ma solo un paio di presunte case chiuse. Neanche l’ombra di sex workers lungo le strade. Torniamo in albergo un po’ perplessi e sorpresi.
La mattina e il primo pomeriggio seguenti li dedichiamo a vedere il centro città e i suoi principali monumenti. Il palazzo del popolo, vecchia residenza di Ceausescu e secondo edificio più grande al mondo, i parchi e le vie centrali di Bucarest sono alcune delle nostre mete. Abbiamo anche l’occasione di vedere la facoltà di legge e constatare che non invidia in nulla le università italiane.
L’edilizia e le trasformazioni degli ultimi anni ci regalano immagini colorite come una chiesa di piccole dimensioni circondata da grattacieli di una decina di piani. E’ desolante constatare come i palazzi più recenti, di vetro o cemento, siano molto più brutti delle strutture pre-comuniste, tutte vecchie case di un architettura folkloristica che andrebbero valorizzate e restaurate ma che viceversa vengono lasciate al tempo che fu.
Nel tardo pomeriggio intervistiamo Ciprian Necula, giornalista ed attivista contro la xenofobia verso i rom, e Nicolae George, sociologo ed attivista per i diritti umani. L’intervista appare subito interessante ed affronta le principali questioni riguardanti la tematica dei rom. Gli spunti di riflessione sono tanti, legati al passato, al presente ed al futuro; il ritmo dell’intervista è senza respiro e gli argomenti si intrecciano fra loro. Nicolae ci parla della condizione dei rom prima del 1989, quando lo stato garantiva a tutti l’accesso all’istruzione e alla sanità e quindi offriva opportunità,seppur minime, anche ai rom. Oggi, invece, le fasce più deboli della società sono lasciate in balia delle leggi di mercato e le loro opportunità di riscatto sociale sono quasi esclusivamente legate ad attività illecite e criminali. Discutiamo della campagna mediatica contro i rom in corso in Italia, della percezione di identità dei rom sia dall’interno che dall’esterno e di tanto altro ancora.
Terminata questa lunga intervista torniamo in ostello. Alcuni di noi decidono di prendersi una serata di relax con una bella cena al ristorante, altri di fare un giro di alcune periferie di Bucarest. Sebbene la breve durata di questo tour di Bucarest by night ci impedisca di formulare un giudizio completo, l’impressione è che le periferie della capitale rumena assomiglino ai quartieri periferici di tante altre metropoli europee. Ancora una volta rimaniamo sorpresi dalla facilità con cui questa città stia smentendo molti degli stereotipi che ci siamo portati dall’Italia.
Il viaggio scorre veloce e ci fermiamo per pranzo poco dopo Ramnicu Valcea. Qui incontriamo un eccentrico signore di Torino con cui scambiamo quattro chiacchiere convincendolo a concederci un’intervista. Umberto ci racconta la sua storia: in pensione dopo una vita da operaio, ha conosciuto a 72anni una ragazza rumena di 28 con cui intrattiene una relazione da svariati mesi. A lettere ed e-mail sono seguiti un paio di incontri e proprio ora sta andando da lei. Umberto ci fa capire di essere consapevole dei “limiti” di questo rapporto: la differenza di età e di cultura, la disparità nelle motivazioni e nel potere “contrattuale” all’interno della coppia,conseguenza del differente livello dei costi e dei benefici personali.
L’intervista ad Umberto apre una accesa discussione all’interno del gruppo che si trova ad avere un primo forte confronto interno su queste tematiche. Il pranzo si trasforma così in una semi-restituzione e si prolunga per quasi due ore.
Ripartiamo ed arriviamo a Bucarest a metà pomeriggio. Una passeggiata dall’ostello al centro ci permette di osservare un po’ la città fornendoci i primi spunti di riflessione. Alessandro , che qui ha fatto l’Erasmus cinque anni fa, ci fa da guida raccontandoci le sue esperienze e un po’ di storia. La città è cambiata. Il centro storico è cambiato. Interi quartieri sono stati ristrutturati o trasformati. Alessandro stenta a credere che questa sia la stessa città in cui ha speso un anno della sua vita, una città in cui fino a poco tempo fa si respirava povertà,droga e prostituzione. L’impressione è che Bucarest stia diventando una città europea, influenzata fortemente dagli stili di consumo occidentali e senza una propria identità, una città in cui la tecnologia e la moda crescono di pari passo. Ci prefiggiamo di andare nelle periferie della capitale durante la nostra permanenza. Un’altra cosa che ci colpisce è la facilità con cui si trovano volantini di night club e centri-massaggi. Decidiamo anche in questo caso che vale la pena di approfondire l’argomento.
Dopo un’abbondante cena al ristorante decidiamo di dividerci: alcuni vanno a bere qualcosa e a farsi una romantica passeggiata in centro, altri decidono di andare in un night per cercare di “rubare” delle immagini o delle interviste e per farsi un’idea più precisa sullo stato attuale della prostituzione a Bucarest. A bordo del Mongoni Cross, il nostro furgone rosso, giriamo per un po’ la città in cerca di un locale adatto. La verità è che, forse per il periodo estivo e per l’ora, forse per mancanza di punti di riferimento precisi, non riusciamo a trovare night club aperti ma solo un paio di presunte case chiuse. Neanche l’ombra di sex workers lungo le strade. Torniamo in albergo un po’ perplessi e sorpresi.
La mattina e il primo pomeriggio seguenti li dedichiamo a vedere il centro città e i suoi principali monumenti. Il palazzo del popolo, vecchia residenza di Ceausescu e secondo edificio più grande al mondo, i parchi e le vie centrali di Bucarest sono alcune delle nostre mete. Abbiamo anche l’occasione di vedere la facoltà di legge e constatare che non invidia in nulla le università italiane.
L’edilizia e le trasformazioni degli ultimi anni ci regalano immagini colorite come una chiesa di piccole dimensioni circondata da grattacieli di una decina di piani. E’ desolante constatare come i palazzi più recenti, di vetro o cemento, siano molto più brutti delle strutture pre-comuniste, tutte vecchie case di un architettura folkloristica che andrebbero valorizzate e restaurate ma che viceversa vengono lasciate al tempo che fu.
Nel tardo pomeriggio intervistiamo Ciprian Necula, giornalista ed attivista contro la xenofobia verso i rom, e Nicolae George, sociologo ed attivista per i diritti umani. L’intervista appare subito interessante ed affronta le principali questioni riguardanti la tematica dei rom. Gli spunti di riflessione sono tanti, legati al passato, al presente ed al futuro; il ritmo dell’intervista è senza respiro e gli argomenti si intrecciano fra loro. Nicolae ci parla della condizione dei rom prima del 1989, quando lo stato garantiva a tutti l’accesso all’istruzione e alla sanità e quindi offriva opportunità,seppur minime, anche ai rom. Oggi, invece, le fasce più deboli della società sono lasciate in balia delle leggi di mercato e le loro opportunità di riscatto sociale sono quasi esclusivamente legate ad attività illecite e criminali. Discutiamo della campagna mediatica contro i rom in corso in Italia, della percezione di identità dei rom sia dall’interno che dall’esterno e di tanto altro ancora.
Terminata questa lunga intervista torniamo in ostello. Alcuni di noi decidono di prendersi una serata di relax con una bella cena al ristorante, altri di fare un giro di alcune periferie di Bucarest. Sebbene la breve durata di questo tour di Bucarest by night ci impedisca di formulare un giudizio completo, l’impressione è che le periferie della capitale rumena assomiglino ai quartieri periferici di tante altre metropoli europee. Ancora una volta rimaniamo sorpresi dalla facilità con cui questa città stia smentendo molti degli stereotipi che ci siamo portati dall’Italia.
Diari della Romania, 5
VILA 11
Ritorno a Vila 11, l’ostello dove l’anno scorso ho lasciato “pezzi di me” ovunque.
Il luogo dove la creatività era rinata. Dove il pianoforte invitava a suonare, dove I gatti zampettavano sui fogli volanti pieni dei nostril pensieri.
Dove sono nati I miei primi diari, dove è nato il primo video e dove una musica nuova è stata creata dal nulla.
La camera di quest’anno è quella che tanto avrei sperato di prendere l’anno scorso: la camera delle bambole.
Giocattoli vecchi nella mia stanza: scarpette da danza di cuoio appese al muro già pieno di simpatici gingilli. Un trenino di legno, una finestrella sui tetti di bucarest. Tutto vecchio, tutto vissuto.
La camera sembra abbandonata da anni vista la quantità di polvere che svolazza dalle mensole.
La moquette una volta doveva essere rossa, adesso sembra “decorata”.
Qualcuno per questo si lamenta, ma io immagino che faccia parte del teatrino costruito per noi.. o almeno mi piace pensarla così.
Nuovi gatti quest’anno.
La ragazzina è cresciuta e lavora; non ha avuto tempo per giocare con me e il pianoforte.
Vago alla ricerca delle immagini accantonate nella memoria. Suono ancora il piano di vila 11, ma il tempo è dispettoso.
E le frittelline della colazione di Vila 11, un tripudio di gioia per il mio palato ed il mio spirito.
Condivido questi attimi di ricordi sola con me stessa… nessuno con me in questo viaggio che abbia avuto le mie stesse sensazioni.
Ho sentito la tua mancanza, Federico, e delle tue storie, scritte tra una birra e l’altra in un agosto non più afoso di questo, nel cortiletto di vila 11, tra I gatti di bucarest.
Le tue bottiglie, I tuoi libri e I tuoi giocattoli sono esattamente dove li hai lasciati. Solo qui tutto è rimasto identico. Bucarest è cambiata.
Ho salutato l’angelo sopra il tuo vecchio letto; quello che condividevi con le zanzare.
Quando I bei ricordi riafforano,l’animo è in festa.
Tutto ciò accade ancora a Vila 11.
Ritorno a Vila 11, l’ostello dove l’anno scorso ho lasciato “pezzi di me” ovunque.
Il luogo dove la creatività era rinata. Dove il pianoforte invitava a suonare, dove I gatti zampettavano sui fogli volanti pieni dei nostril pensieri.
Dove sono nati I miei primi diari, dove è nato il primo video e dove una musica nuova è stata creata dal nulla.
La camera di quest’anno è quella che tanto avrei sperato di prendere l’anno scorso: la camera delle bambole.
Giocattoli vecchi nella mia stanza: scarpette da danza di cuoio appese al muro già pieno di simpatici gingilli. Un trenino di legno, una finestrella sui tetti di bucarest. Tutto vecchio, tutto vissuto.
La camera sembra abbandonata da anni vista la quantità di polvere che svolazza dalle mensole.
La moquette una volta doveva essere rossa, adesso sembra “decorata”.
Qualcuno per questo si lamenta, ma io immagino che faccia parte del teatrino costruito per noi.. o almeno mi piace pensarla così.
Nuovi gatti quest’anno.
La ragazzina è cresciuta e lavora; non ha avuto tempo per giocare con me e il pianoforte.
Vago alla ricerca delle immagini accantonate nella memoria. Suono ancora il piano di vila 11, ma il tempo è dispettoso.
E le frittelline della colazione di Vila 11, un tripudio di gioia per il mio palato ed il mio spirito.
Condivido questi attimi di ricordi sola con me stessa… nessuno con me in questo viaggio che abbia avuto le mie stesse sensazioni.
Ho sentito la tua mancanza, Federico, e delle tue storie, scritte tra una birra e l’altra in un agosto non più afoso di questo, nel cortiletto di vila 11, tra I gatti di bucarest.
Le tue bottiglie, I tuoi libri e I tuoi giocattoli sono esattamente dove li hai lasciati. Solo qui tutto è rimasto identico. Bucarest è cambiata.
Ho salutato l’angelo sopra il tuo vecchio letto; quello che condividevi con le zanzare.
Quando I bei ricordi riafforano,l’animo è in festa.
Tutto ciò accade ancora a Vila 11.
martedì 10 agosto 2010
GIORNO VIII e IX - Racconto Fotografico
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CARTOLINE DA BUCAREST
Dare un'immagine di Bucarest non è certamente facile. Si tratta di una città ricca di sfumature, di realtà diverse e di contraddizioni. In due giorni è impossibile anche solo cercare di capirla. Si passa da un centro molto curato e moderno, con pub e ristoranti di un gusto un po' kitsch e i touch screen nei sottopassaggi con la pianta della città, ai quartieri periferici, il quartiere tzigano, i branchi di cani randagi che invadono ogni via. Sicuramente è una città in crescita: ci sono lavori in corso ovunque e molti stanno aprendo attività commerciali, come questo italiano che ha aperto da due giorni un ristorante specializzato in carni, ma, si lamenta, non può ancora far funzionare la cucina perché la griglia che ha ordinato dall'Italia è in ritardo.
CARTOLINE DA BUCAREST
Dare un'immagine di Bucarest non è certamente facile. Si tratta di una città ricca di sfumature, di realtà diverse e di contraddizioni. In due giorni è impossibile anche solo cercare di capirla. Si passa da un centro molto curato e moderno, con pub e ristoranti di un gusto un po' kitsch e i touch screen nei sottopassaggi con la pianta della città, ai quartieri periferici, il quartiere tzigano, i branchi di cani randagi che invadono ogni via. Sicuramente è una città in crescita: ci sono lavori in corso ovunque e molti stanno aprendo attività commerciali, come questo italiano che ha aperto da due giorni un ristorante specializzato in carni, ma, si lamenta, non può ancora far funzionare la cucina perché la griglia che ha ordinato dall'Italia è in ritardo.
domenica 8 agosto 2010
GIORNO VII - Cronistoria
Fin’ora il viaggio si è rivelato ricco di sorprese, ma senza dubbio la giornata appena trascorsa si è rivelata la più particolare, uscendo fuori dai binari di quanto visto fino ad ora.
Partiamo verso metà mattina per dirigerci ad un campo della Croce Rossa tra le colline di Radoi, capitale europea della cultura nel 2007. Si tratta di un campo estivo per ragazzi, dove, tra fuochi e tende, si organizzano attività educative e si impara a socializzare con i propri coetanei.
Il nostro furgone viene guidato verso le campagne, dove all’asfalto delle strade si sostituiscono carrettiere sterrate e piene di buchi. Il paesaggio attorno è stupendo, tra paeselli rurali e pendii boschivi mentre ci avviciniamo alla nostra meta, che compare, verso l’ora di pranzo, sulla sponda opposta del fiumiciattolo che costeggia la via. La strada scende, inabissandosi tra le acque e alcuni bovini al pascolo guadano senza problemi il passaggio.
Joey, con spirito d’avventura e un po’ di incoscienza fa scendere la Tigre Asiatica (il furgone bianco)verso l’acqua e senza troppa fatica raggiunge il lato opposto, ma il secondo furgone, più basso e meno potente, scegliamo di farlo rimanere dov’è e attendiamo che siano i volontari della Croce Rossa, meglio organizzati di noi, a venirci a prendere, computer e bagagli appresso.
Pranziamo con i ragazzi del campo seduti su tronchi, per poi partecipare a qualche gioco di gruppo con loro che ci permette un primo, timido approccio. Sembra di essere, in tutto e per tutto, ad un campeggio dell’oratorio o ad un campo di boyscout.
Durante la siesta intervistiamo Lia, che ci parla della fase di transizione seguita al comunismo, della percezione della donna e dell’integrazione rumena nell’Unione Europea. Facciamo giusto in tempo a sistemare gli zaini e i sacchi a pelo nella tenda prima che si scateni un vero e proprio nubifragio suscitando in noi un po’ di timore, sia per la nostra sistemazione che fa acqua da tutte le parti, sia per il furgone che ha guadato il torrente e che, vista la piena, rischia di rimanere prigioniero delle intemperie.
Il temporale lascia spazio ad un timido sole e questo ci permette di conoscere meglio alcuni dei ragazzi del campo. La diffidenza e il timore svaniscono piano piano; la conversazione si fa molto interessante grazie alla curiosità di entrambe le parti. Parliamo dell’Italia e della Romania, delle percezioni reciproche e dei diritti della donna. Quello che ci colpisce di più è però il loro timore di essere scambiati per rom e la difficoltà con cui affrontano il tema dell’omosessualità. Ci avviamo a cena con la sensazione di essere usciti da questo incontro sicuramente arricchiti, ma anche con l’impressione che non tutto sia stato detto o che ci fosse la preoccupazione di sbilanciarsi eccessivamente.
Dopo cena partecipiamo alla festa di commiato del campo e andiamo dormire accompagnati ancora una volta dal rombo dei tuoni.
Partiamo verso metà mattina per dirigerci ad un campo della Croce Rossa tra le colline di Radoi, capitale europea della cultura nel 2007. Si tratta di un campo estivo per ragazzi, dove, tra fuochi e tende, si organizzano attività educative e si impara a socializzare con i propri coetanei.
Il nostro furgone viene guidato verso le campagne, dove all’asfalto delle strade si sostituiscono carrettiere sterrate e piene di buchi. Il paesaggio attorno è stupendo, tra paeselli rurali e pendii boschivi mentre ci avviciniamo alla nostra meta, che compare, verso l’ora di pranzo, sulla sponda opposta del fiumiciattolo che costeggia la via. La strada scende, inabissandosi tra le acque e alcuni bovini al pascolo guadano senza problemi il passaggio.
Joey, con spirito d’avventura e un po’ di incoscienza fa scendere la Tigre Asiatica (il furgone bianco)verso l’acqua e senza troppa fatica raggiunge il lato opposto, ma il secondo furgone, più basso e meno potente, scegliamo di farlo rimanere dov’è e attendiamo che siano i volontari della Croce Rossa, meglio organizzati di noi, a venirci a prendere, computer e bagagli appresso.
Pranziamo con i ragazzi del campo seduti su tronchi, per poi partecipare a qualche gioco di gruppo con loro che ci permette un primo, timido approccio. Sembra di essere, in tutto e per tutto, ad un campeggio dell’oratorio o ad un campo di boyscout.
Durante la siesta intervistiamo Lia, che ci parla della fase di transizione seguita al comunismo, della percezione della donna e dell’integrazione rumena nell’Unione Europea. Facciamo giusto in tempo a sistemare gli zaini e i sacchi a pelo nella tenda prima che si scateni un vero e proprio nubifragio suscitando in noi un po’ di timore, sia per la nostra sistemazione che fa acqua da tutte le parti, sia per il furgone che ha guadato il torrente e che, vista la piena, rischia di rimanere prigioniero delle intemperie.
Il temporale lascia spazio ad un timido sole e questo ci permette di conoscere meglio alcuni dei ragazzi del campo. La diffidenza e il timore svaniscono piano piano; la conversazione si fa molto interessante grazie alla curiosità di entrambe le parti. Parliamo dell’Italia e della Romania, delle percezioni reciproche e dei diritti della donna. Quello che ci colpisce di più è però il loro timore di essere scambiati per rom e la difficoltà con cui affrontano il tema dell’omosessualità. Ci avviamo a cena con la sensazione di essere usciti da questo incontro sicuramente arricchiti, ma anche con l’impressione che non tutto sia stato detto o che ci fosse la preoccupazione di sbilanciarsi eccessivamente.
Dopo cena partecipiamo alla festa di commiato del campo e andiamo dormire accompagnati ancora una volta dal rombo dei tuoni.
Diari della Romania, 4
LIA
Situazione surreale.
Scesa dal furgone, un pò assonnata vedo una faccia inquietante che si avvicina con una telecamera in mano. Ha molte rughe, ha le borse sotto gli occhi. Un viso molto stanco. Occhi da vampiro.
Ci scorta in una stanza verde, spoglia, con le persiane chiuse. Un bagno.
Sul tavolo dolci e caffè per noi.
Se fosse stato un film ed io la spettatrice probabilmente avrei aspettato l’arrivo del killer e del massacro.
Forse le ciambelle sono avvelenate. Forse il caffè ci trasformerà in mostri e ci divoreremo a vicenda.
Ci regala anche dei braccialetti; con occhi assatanati ci intima ad indossarli.
Cavolo, è un segno di riconoscimento: stanotte tutti quelli con il braccialetto verranno uccisi!
Belli però. Non male l’accoglienza.
Qui in Romania non bisogna mai dare niente per scontato: l’ho imparato con l’esperienza.
Una dolce signora ci accompagna alla scoperta di Ramnicu Valacea. Storia, religione, tutto da manuale.
La Romania vista dai rumeni… e come ce l’aspettavamo la scampagnata? Ovviamente uguale a tante visite guidate. Eppure gli occhi della nostra guida brillano di orgoglio nel mostrarci le bellezze della sua città.
Sembra quasi che non sia una cosa di tutti i giorni avere un gruppo di italiani in visita.
Mi stupisco della stranezza nei comportamente di alcuni rumeni che ho incontrato in questo viaggio.
Lei fa paura, sembra instabile. Lei, non la dolce signora che ci accompagna nel tour.
Finita la visita, puzzolenti e sudati, ci dirigiamo alla cena.
Prima però alcuni di noi hanno dovuto combattere con Lei, scappata via imbestialita per una ripresa di troppo non prevista. Cose da pazzi!
La cena si è svolta in un ristorante da ricevimenti suppongo, di quelli dove dalle nostre parti si organizzano i matrimoni più kitsch.
La cena è tesa dopo la performance della nostra amica rumena.
La cena è un susseguirsi di molti sorrisi plastici e poca, pochissima spontaneità.
Ho mangiato quasi niente. Per fortuna c’è per noi la prospettiva che la serata prima o poi dovrà terminare.
Al ritorno qualcuno ha detto: “vogliamo davvero affidare il nostro destino nelle mani di questa persona?”. Può darsi, ma per ora rimandiamo la decisione.
Lia, dopo Mariana, è la seconda persona che ho difficoltà a definire.
Non v’è dubbio che la mia percezione della Romania e dei suoi abitanti in questo secondo viaggio stia cambiando; la distanza culturale si fa sempre più sentire. È incredibile.
Adesso mi sento meno ingenua, meno buonista, più sospettosa… e sinceramnete non so se questo sia un bene o un male. Non m’importa in realtà.
Sono sicura che qualcosa sta cambiando e che tutto questo sia parte di un processo di evoluzione delle mie percezioni e di una maggiore consapevolezza e di minore ingenuità nei confronti del mio modo di relazionarmi.
Il viaggio prosegue e le sorprese non finiscono. O almeno spero.
Situazione surreale.
Scesa dal furgone, un pò assonnata vedo una faccia inquietante che si avvicina con una telecamera in mano. Ha molte rughe, ha le borse sotto gli occhi. Un viso molto stanco. Occhi da vampiro.
Ci scorta in una stanza verde, spoglia, con le persiane chiuse. Un bagno.
Sul tavolo dolci e caffè per noi.
Se fosse stato un film ed io la spettatrice probabilmente avrei aspettato l’arrivo del killer e del massacro.
Forse le ciambelle sono avvelenate. Forse il caffè ci trasformerà in mostri e ci divoreremo a vicenda.
Ci regala anche dei braccialetti; con occhi assatanati ci intima ad indossarli.
Cavolo, è un segno di riconoscimento: stanotte tutti quelli con il braccialetto verranno uccisi!
Belli però. Non male l’accoglienza.
Qui in Romania non bisogna mai dare niente per scontato: l’ho imparato con l’esperienza.
Una dolce signora ci accompagna alla scoperta di Ramnicu Valacea. Storia, religione, tutto da manuale.
La Romania vista dai rumeni… e come ce l’aspettavamo la scampagnata? Ovviamente uguale a tante visite guidate. Eppure gli occhi della nostra guida brillano di orgoglio nel mostrarci le bellezze della sua città.
Sembra quasi che non sia una cosa di tutti i giorni avere un gruppo di italiani in visita.
Mi stupisco della stranezza nei comportamente di alcuni rumeni che ho incontrato in questo viaggio.
Lei fa paura, sembra instabile. Lei, non la dolce signora che ci accompagna nel tour.
Finita la visita, puzzolenti e sudati, ci dirigiamo alla cena.
Prima però alcuni di noi hanno dovuto combattere con Lei, scappata via imbestialita per una ripresa di troppo non prevista. Cose da pazzi!
La cena si è svolta in un ristorante da ricevimenti suppongo, di quelli dove dalle nostre parti si organizzano i matrimoni più kitsch.
La cena è tesa dopo la performance della nostra amica rumena.
La cena è un susseguirsi di molti sorrisi plastici e poca, pochissima spontaneità.
Ho mangiato quasi niente. Per fortuna c’è per noi la prospettiva che la serata prima o poi dovrà terminare.
Al ritorno qualcuno ha detto: “vogliamo davvero affidare il nostro destino nelle mani di questa persona?”. Può darsi, ma per ora rimandiamo la decisione.
Lia, dopo Mariana, è la seconda persona che ho difficoltà a definire.
Non v’è dubbio che la mia percezione della Romania e dei suoi abitanti in questo secondo viaggio stia cambiando; la distanza culturale si fa sempre più sentire. È incredibile.
Adesso mi sento meno ingenua, meno buonista, più sospettosa… e sinceramnete non so se questo sia un bene o un male. Non m’importa in realtà.
Sono sicura che qualcosa sta cambiando e che tutto questo sia parte di un processo di evoluzione delle mie percezioni e di una maggiore consapevolezza e di minore ingenuità nei confronti del mio modo di relazionarmi.
Il viaggio prosegue e le sorprese non finiscono. O almeno spero.
Giorno VII - Racconto fotografico
Per vedere tutte le foto dei Turisti su flickr, clicca QUI!
Le montagne rumene offrono scorci di straordinaria bellezza.
Per poter raggiungere il campo della Croce Rossa è necessario guadare un fiume. I mezzi dei Turisti si dimostrano insufficienti, ma per fortuna i volontari del campo non hanno problemi a darci un passaggio.
Il logo della Croce Rossa all'ingresso del campeggio.
Veniamo coinvolti in alcuni giochi di gruppo con i ragazzi del campo.
Anche se le condizioni sono difficili, visto il mal tempo, i Turisti non perdono l'occasione di raccogliere materiale prezioso per la nostra documentazione.
Amanda approfitta di un momento di pausa per dedicarsi alla lettura.
La pioggia ancora una volta ci sorprende. Matteo guarda verso il fiume. Se si dovesse alzare troppo rischieremmo di rimanere bloccati, ma i ragazzi della Croce Rossa sembrano bene organizzati ad ogni eventualità.
Le montagne rumene offrono scorci di straordinaria bellezza.
Per poter raggiungere il campo della Croce Rossa è necessario guadare un fiume. I mezzi dei Turisti si dimostrano insufficienti, ma per fortuna i volontari del campo non hanno problemi a darci un passaggio.
Il logo della Croce Rossa all'ingresso del campeggio.
Veniamo coinvolti in alcuni giochi di gruppo con i ragazzi del campo.
Anche se le condizioni sono difficili, visto il mal tempo, i Turisti non perdono l'occasione di raccogliere materiale prezioso per la nostra documentazione.
Amanda approfitta di un momento di pausa per dedicarsi alla lettura.
La pioggia ancora una volta ci sorprende. Matteo guarda verso il fiume. Se si dovesse alzare troppo rischieremmo di rimanere bloccati, ma i ragazzi della Croce Rossa sembrano bene organizzati ad ogni eventualità.
GIORNO VI - Cronistoria
Siamo quasi a metà viaggio. Oggi la nostra spedizione affronta un passaggio cruciale: ci congediamo da Ilie, unico superstite dei rumeni che ci hanno fatto visita in Italia. La solita abbondante e faticosa colazione rumena fa da cornice ad un saluto sentito ed emozionante: sono stati giorni pieni di tante cose, a volte belle e a volte brutte, ma comunque intensi e vivi. Lasciamo Baie Herculane, Ilie e la sua generosa ospitalità per dirigerci verso Ramnicu Valcea dove saremo ospiti di Lia, presidentessa dell’associazione Phoenix Carita Society. Il lungo viaggio, 6 ore circa, ci permette di apprezzare il paesaggio agreste e la spericolatezza dei guidatori rumeni.
Raggiungiamo la città, e immediatamente la vista cambia, lasciandoci alle spalle pascoli e casette rurali, per introdurci tra palazzoni ed edifici d’uno stile talmente eterogeneo da non essere riconoscibile. Chi si sofferma a fare paragoni sulle periferie degli Stati Uniti, chi cita città africane, ogni scorcio ci offre una nuova interessante visuale.
Giunti al punto prefissato, incontriamo Lia, una signora sulla cinquantina dai modi di fare che ci appaiono fin da subito, quantomeno, eccentrici. L’accoglienza che ci offre è calorosa e dopo le presentazioni di rito, ci lascia in compagnia di Michaela che dovrà mostrarci alcuni luoghi di Ramnicu Valcea.
Visitiamo il museo di storia, che ci racconta i segreti dell’epoca preistorica ed antica della regione. L’edificio è nuovo e ben curato e ciò ci dimostra quanto l’orgoglio nazionale passi anche dal recupero delle proprie tradizioni. Si passa poi di fronte al Palazzo di Giustizia. Michaela ci informa che l’architettura è stata ripresa dalla Scala di Milano, ed in effetti può richiamare davvero il più famoso teatro d’Italia.
Successivamente ci rechiamo presso una collezione d’arte moderna, appartenuta ad una ricca famiglia che dopo la rivoluzione fu costretta ad emigrare in Argentina. Oggi, è possibile ammirare tale collezione che spazia da pezzi di arte contemporanea fino ad icone sacre del XVII secolo.
E’ un tour senza sosta. La prossima tappa è la casa del poeta-scrittore-musicista-teologo-ecc. Anton Pann, che tra le altre cose, è l’autore dell’inno rumeno. La casa non ci colpisce particolarmente sebbene non manchi di stupirci la richiesta di soldi per poter scattare delle fotografie.
Il tour non è ancora finito. Proseguiamo con la visita della chiesa ortodossa metropolitana di Ramnicu Valcea. Qui ci intratteniamo per un po’ con un monaco che ci spiega la storia di questo edificio e ci coinvolge in alcune riflessioni metafisiche. Ma non c’è tempo. L’ultima visita prevista è alla casa di un bravissimo artigiano locale che ci mostra i suoi lavori incentrati su tre principi: utilità, bellezza e simbologia.
E’ ampiamente ora di cena e dopo tanto peregrinare ci rechiamo finalmente al ristorante. La cena è a dir poco abbondante ed esageratamente proteica; ci chiediamo per quanto tempo sia possibile nutrirsi a questi livelli. Durante la cena c’è la possibilità di scambiarsi opinioni ed aspettative reciproche. Questo ci permette di chiarire alcune incomprensioni e ci serve per gettare le fondamenta di una possibile futura collaborazione.
Quando già ci immaginiamo al calduccio nei nostri letti, ecco che lampi e tuoni ci colgono di sorpresa. Un vero e proprio nubifragio si scatena su Ramnicu Valcea mettendo in evidenza tutti i limiti del sistema fognario di questa città in rinnovamento. Laghi e torrenti in piena trasformano i nostri furgoni in veri e propri battelli che con qualche preoccupazione ci conducono fino a un riposo più che mai desiderato.
Ci addormentiamo con la sensazione che quest’improvviso diluvio possa metaforicamente lavare scazzi e disguidi accumulati nel corso di questa prima metà di viaggio.
Raggiungiamo la città, e immediatamente la vista cambia, lasciandoci alle spalle pascoli e casette rurali, per introdurci tra palazzoni ed edifici d’uno stile talmente eterogeneo da non essere riconoscibile. Chi si sofferma a fare paragoni sulle periferie degli Stati Uniti, chi cita città africane, ogni scorcio ci offre una nuova interessante visuale.
Giunti al punto prefissato, incontriamo Lia, una signora sulla cinquantina dai modi di fare che ci appaiono fin da subito, quantomeno, eccentrici. L’accoglienza che ci offre è calorosa e dopo le presentazioni di rito, ci lascia in compagnia di Michaela che dovrà mostrarci alcuni luoghi di Ramnicu Valcea.
Visitiamo il museo di storia, che ci racconta i segreti dell’epoca preistorica ed antica della regione. L’edificio è nuovo e ben curato e ciò ci dimostra quanto l’orgoglio nazionale passi anche dal recupero delle proprie tradizioni. Si passa poi di fronte al Palazzo di Giustizia. Michaela ci informa che l’architettura è stata ripresa dalla Scala di Milano, ed in effetti può richiamare davvero il più famoso teatro d’Italia.
Successivamente ci rechiamo presso una collezione d’arte moderna, appartenuta ad una ricca famiglia che dopo la rivoluzione fu costretta ad emigrare in Argentina. Oggi, è possibile ammirare tale collezione che spazia da pezzi di arte contemporanea fino ad icone sacre del XVII secolo.
E’ un tour senza sosta. La prossima tappa è la casa del poeta-scrittore-musicista-teologo-ecc. Anton Pann, che tra le altre cose, è l’autore dell’inno rumeno. La casa non ci colpisce particolarmente sebbene non manchi di stupirci la richiesta di soldi per poter scattare delle fotografie.
Il tour non è ancora finito. Proseguiamo con la visita della chiesa ortodossa metropolitana di Ramnicu Valcea. Qui ci intratteniamo per un po’ con un monaco che ci spiega la storia di questo edificio e ci coinvolge in alcune riflessioni metafisiche. Ma non c’è tempo. L’ultima visita prevista è alla casa di un bravissimo artigiano locale che ci mostra i suoi lavori incentrati su tre principi: utilità, bellezza e simbologia.
E’ ampiamente ora di cena e dopo tanto peregrinare ci rechiamo finalmente al ristorante. La cena è a dir poco abbondante ed esageratamente proteica; ci chiediamo per quanto tempo sia possibile nutrirsi a questi livelli. Durante la cena c’è la possibilità di scambiarsi opinioni ed aspettative reciproche. Questo ci permette di chiarire alcune incomprensioni e ci serve per gettare le fondamenta di una possibile futura collaborazione.
Quando già ci immaginiamo al calduccio nei nostri letti, ecco che lampi e tuoni ci colgono di sorpresa. Un vero e proprio nubifragio si scatena su Ramnicu Valcea mettendo in evidenza tutti i limiti del sistema fognario di questa città in rinnovamento. Laghi e torrenti in piena trasformano i nostri furgoni in veri e propri battelli che con qualche preoccupazione ci conducono fino a un riposo più che mai desiderato.
Ci addormentiamo con la sensazione che quest’improvviso diluvio possa metaforicamente lavare scazzi e disguidi accumulati nel corso di questa prima metà di viaggio.
Diari della Romania, 3
PELLICOLE
I tratti delicati di un angioletto, una tenerezza mai nemmeno sperata.
Immortala attimi del tempo infinito per sconfiggere la transitoriera' della vita.
L'immagine della realta' che viene conservata per sempre.
Cosa guardi quando mi vedi?
Cosa cerchi?
La perfezione dei miei tratti?
La migliore angolazione della realta'?
Adoro immaginare cosa la tua mente elabora.
Cerco di entrare nei tuoi pensieri.
Immortaliamo insieme questo viaggio,
per annientare con le illusioni l'impermanenza.
Tu sei l'artista di tutto cio'.
BAILA HERCULANAE
I colori hanno la bellezza di un quadro.
Le montagne ci avvolgono in un abbraccio.
Noi, seduti su quel dondolo che scandisce il tempo con il suo cigolio.
I gatti in quel piccolo angolo pacifico si rotolano e sembrano felici.
La casa trasuda l'energia di chi come noi ha lasciato la sua benedizione.
E' il fuoco scoppiettante a darci l'addio, l'arrivederci.
E la tuica ci accompagna nella notte con il suo saporaccio e con le sue martellate al nostro risveglio.
Addio baila herculanae.
Arrivederci Baile Herculanae.
Grazie Illie. Che il tuo nome, tanto difficile per noi non venga mai dimenticato.
CIUPERCENI
Qui tutto sembra in miniatura, non so perche' ho questa sensazione. I paesaggi sono vasti, i campi grandi.
Adoro viaggiare per le campagne rumene; qui il tempo si e' fermato, qui non esiste frenesia.
Qui i cancelli sono di legno e I contadini girano con carretti trainati da cavalli.
Una donne raccoglie qualcosa, forse il suo pranzo. Raccoglie non per qualcun altro, ma per se stessa.
Sul ciglio della strada puoi trovare banchetti dove comprare i gustosi frutti di questa terra. Da noi non se ne vedono quasi piu'.
E I pagliai... quelli sono I miei preferiti. Spuntano come funghi nella vastita' dei campi. Ne sono innamorata. Sono certamente collegati alla mia infanzia, ma non so di quale vita precedente: risvegliano in me un animo fanciullesco.
Se fossi Dio li toccherei con un dito e questi comincerebbero a danzare in cerchio, facendo piroette.
Che buffi che sono.
Nella tigre asiatica, per le strade della Romania, mi sono innamorata.
QUI IN ROMANIA AD OGNI SEMAFORO E' CAPODANNO.
GIORNO VI - Racconto Fotografico
Per vedere tutte le foto dei Turisti su flickr, clicca QUI!
Partiamo al mattino presto per raggiungere la nostra nuova meta: Ramnicu Valcea.
Un tipico negozietto di alimentari in cui ci fermiamo per una sosta.
Non sempre riusciamo a trovare la strada e dobbiamo fermarci a chiedere informazioni. Non è un grosso problema, moltissimi Rumeni sono capaci di parlare inglese e spesso incontriamo anche chi riesce a capire un po' di italiano.
Visitiamo una collezione artistica. Valerio non perde tempo per effettuare qualche ripresa.
Il Palazzo di Giustizia di Ramnicu Valcea. L'architettura richiama quella della Scala di Milano.
Un simpatico monaco ortodosso con cui abbiamo avuto modo di parlare durante la nostra visita. In Romania la maggioranza della popolazione è di religione cristiano-ortodossa, ma vi è anche una fortissima componente cattolica.
Un forte temporale ci coglie durante la serata, mettendo a seria prova il sistema fognario di Ramnicu Valcea. In alcuni punti dei veri e propri fiumi d'acqua piovana rendono difficoltoso il cammino dei nostri furgoni.
Partiamo al mattino presto per raggiungere la nostra nuova meta: Ramnicu Valcea.
Un tipico negozietto di alimentari in cui ci fermiamo per una sosta.
Non sempre riusciamo a trovare la strada e dobbiamo fermarci a chiedere informazioni. Non è un grosso problema, moltissimi Rumeni sono capaci di parlare inglese e spesso incontriamo anche chi riesce a capire un po' di italiano.
Visitiamo una collezione artistica. Valerio non perde tempo per effettuare qualche ripresa.
Il Palazzo di Giustizia di Ramnicu Valcea. L'architettura richiama quella della Scala di Milano.
Un simpatico monaco ortodosso con cui abbiamo avuto modo di parlare durante la nostra visita. In Romania la maggioranza della popolazione è di religione cristiano-ortodossa, ma vi è anche una fortissima componente cattolica.
Un forte temporale ci coglie durante la serata, mettendo a seria prova il sistema fognario di Ramnicu Valcea. In alcuni punti dei veri e propri fiumi d'acqua piovana rendono difficoltoso il cammino dei nostri furgoni.
venerdì 6 agosto 2010
Giorno V - Cronistoria
É stata una mattinata di riposo a Casa Radoi per i Turisti, in cui poter riposare, rimettere a posto i bagagli e archiviare il tanto materiale accumulato finora. Valerio, il nostro videomaker, ne approfitta anche per intervistare il nonno di Ilie. Solo dopo pranzo usciamo dal nostro alloggio per dirigerci vero le sponde del Danubio, che segna il confine con la Serbia. Il paesaggio lentamente si trasforma mentre raggiungiamo il fondovalle e iniziano a vedersi strutture industriali che si susseguono a pittoreschi pontili su cui piccole barche di legno sono ormeggiate in concorrenza con le enormi chiatte mercantili. Numerosi cantieri stradali rallentano non di poco la nostra marcia. La prima meta è Port De Fier, una titanica centrale idroelettrica, la più grande dell'Est, sopra la quale c'è una trafficatissima dogana. Ilie ci propone, se vogliamo, di attraversare il confine e visitare l'altra sponda del Danubio, ma, come il primo giorno, il rapporto tra i Turisti Non a Caso e le frontiere non è dei migliori. Infatti, a metà del percorso, ci imbattiamo in una squadra di operai che stanno liberando la diga dai tronchi trasportati fin lì dalla forza del Danubio. Ci vuole oltre un ora per arrivare in Serbia e, giunti di là, è già tempo di tornare indietro. Dopo una breve birra in un chioschetto appena oltre la dogana, torniamo sui nostri passi. Con buone probabilità abbiamo nuovamente infranto il record di permanenza in un paese straniero. Torniamo verso Baile Herculane, per fermarci a Orsova dove Ilie insiste per mostrarci una chiesetta moderna, dove un artista locale ha rivisitato il vangelo, con un crocifisso in cui Cristo appare come una rockstar mentre lo spirito santo è rappresentato da un chopper. Rimaniamo abbastanza perplessi, mentre lasciamo l'edificio. Sempre a Orsova, sopra a un promontorio, raggiungiamo un monastero ortodosso e questa volta l'edificio ci appare più caratteristico. Il nostro amico rumeno ci dice che questo luogo fu ideato e creato da un privato, ma che adesso è stato aperto al pubblico. I monaci, nelle loro pesanti tonache nere, ci offrono l'insolito spettacolo di una funzione, tra fumi di incenso e litanie canore. Purtroppo all'interno è vietato fare fotografie o riprese. É tempo di risalire sui furgoni e tornare a casa, mentre il sole inizia a calare sulle acque del Danubio, offrendoci suggestivi paesaggi al di là dei nostri finestrini. Prima di rientrare a casa, però, abbiamo il tempo per un'ultima fermata, forse la più sorprendente della giornata. Appena aggirata una sporgenza rocciosa notiamo un gigantesco volto scolpito nella parete che, sebbene non ne raggiunga la maestosità, ci ricorda i cinque capoccioni commemorativi di Mount Rushmore. Ci viene detto che la scultura risale agli anni '90 e il viso ritratto è quello di Decebalos, re della Dacia nel 106 d.C, mentre il Dragan che viene citato come autore al di sotto della volto non è un eccentrico artista, ma bensì un magnate del gas butano. Ritorniamo verso gli alloggi un pochino delusi, perché probabilmente non abbiamo visto tutto quanto si poteva vedere. Infatti lo zio di Ilie, appena rientrati, ci chiede se abbiamo visitato la città vecchia di Orsova, rimasta sommersa dalle acque dopo la costruzione della centrale idroelettrica. No, non l'abbiamo visitata. Se qualcuno di voi passerà da queste parti, fate un salto a vedere e magari ci racconterete cosa avete visto.
GIORNO V - Racconto Fotografico
Per vedere tutte le foto dei Turisti su flickr, clicca QUI!
Il lavoro non manca, Luca scrive il post della giornata.
Vicino a dove dormiamo risiede una famiglia Gipsy. I gitani non sono visti bene neanche in Romania.
Port De Fier, la più grande centrale idroelettrica d'Europa, nonchè ponte di frontiera tra Serbia e Romania.
La nostra guida rumena ci porta a visitare un chiesa moderna ma la struttura ci appare di dubbio gusto.
Il monastero ortodosso di Orsoa. Un monaco si reca alla funzione pomeridiana.
Una barca ormeggiata di fronte ad uno splendido paesaggio offerto dal Danubio.
L'impressionante volto di Decibalos Rex scolpito nella roccia vicino al Danubio.
Al termine della giornata, prima di andare a dormire, c'è tempo per fermarsi a parlare e a bere di fronte ad un falò.
Il lavoro non manca, Luca scrive il post della giornata.
Vicino a dove dormiamo risiede una famiglia Gipsy. I gitani non sono visti bene neanche in Romania.
Port De Fier, la più grande centrale idroelettrica d'Europa, nonchè ponte di frontiera tra Serbia e Romania.
La nostra guida rumena ci porta a visitare un chiesa moderna ma la struttura ci appare di dubbio gusto.
Il monastero ortodosso di Orsoa. Un monaco si reca alla funzione pomeridiana.
Una barca ormeggiata di fronte ad uno splendido paesaggio offerto dal Danubio.
L'impressionante volto di Decibalos Rex scolpito nella roccia vicino al Danubio.
Al termine della giornata, prima di andare a dormire, c'è tempo per fermarsi a parlare e a bere di fronte ad un falò.
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